Non so dove sto andando, ma so che devo andare
Non so cosa sto facendo, ma so che qualcosa devo fare
Non so cosa devo cambiare, ma so che qualcosa devo variare
Tanta vita che esplode nelle vene
Voglio una vita da viver senza catene
Voglio una bussola che non si possa sballare
Voglio amici incapaci di deludere
Voglio un’esistenza che rialzi dalla polvere
Voglio una vita che mi faccia ardere
Voglio amori che mi faccian sognare
Voglio sogni che si possano realizzare
Voglio l’erba-voglio che cresce nel giardino del re
Voglio anche il re col suo giardino tutto per me
Voglio la sua piscina per nuotarci nel crodino
Voglio il palazzo e il suo costruttore
Voglio la luna, e anche un po di sole
Voglio pure il sole, ma che non bruci
Voglio le stelle, le nuveloce, le luci
Voglio tutto il pacchetto
gratis, pieno e senza difetto
Voglio poter contestare, urlare e strepitare
Voglio ridere e scherzare
che questo aiuta il benestare
Voglio ridere sempre a crepapelle
Voglio che mi caschino le bretelle!
Voglio che non mi critichino
Voglio solamente che mi amino
Ma in fin dei conti vogliomo solo stare bene
Vorrei la vita che mi conviene
Vorrei una vita che mi riempie
Una vita che mi bombardi le tempie
Non voglio certo la luna
Voglio essere la luna
Che alla fine Non voglio avere, voglio essere!
Essere cosa? Felice, solo felice,
Questo voglio essere!
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Antologia della filastrocca
Questa l’ho scritta io oggi, in un barlume improvviso di ispirazione, mentre lavoravo scrivendo cose che non c’entravano nulla con questo argomento… Sono felice che ogni tanto riemerga ancora il mio Io-Bambino, la mia volontà di gioco, il mio desiderio, la mia ispirazione… tutte cose che sembrano giacere sopite, seppellite in una coltre nebbiosa, in un substrato ammuffito del mio sottobosco mentale… Comunque è buono che siano ancora li, semi-vive e redi-vive. Seppelliti sotto miriadi di impegni, cari amici, di doveri scomodi e di vite che non abbiamo scelto, là sotto, c’è ancora il nostro vero io. Accendiamo una candela e cerchiamolo, magari avremo la fortuna di trovarlo. Gli psicologi lo chiamano il nostro io bambino.
E già caro Raffaele Morelli, da tempo ti seguo e devo dire che non sempre mi trovo d’accordo con te, ad esempio quando condanni la corrente del pensiero positivo non concordo. Se con qualcuno funziona perchè condannarli? Certo non si tratta di volere rimbambirsi a tutti i costi con i mantra “sono figo, sono forte, sono bravo”, il pensiero positivo è molto più di questo, significa imparare a darsi valore, imparare ad ignorare quella maledetta voce che urla dentro di noi e ci dice che non valiamo niente.
Ma su questo paragrafetto del tuo articolo “La felicità è figlia del desiderio” che ho messo in screenshot, bè su quello concorso. Sì, concordo che in ognuno di noi viva una forza invisibile, “un’energia capace di realizzare ciò che siamo: è l’energia del desiderio. Se la utilizziamo nel modo giusto ci fa trovare la felicità”. E’ il desiderio del bambino, del nostro io più profondo che non muore mai, anche quando tutti avrebbero voluto annichilirlo.
Quanto saremmo tutti più felici se ricordassimo ciò che volevamo fare o essere da piccoli, lì c’è la verità, lì c’è la nostra vera essenza, lì ci siamo noi davvero, senza essere stati ancora sporcati da questa società sporca e omologante, che ci vuole tutti pecore non pensanti, esseri amorfi e monologati. Se solo potessimo tutti ritrovarci bambini… Se potessimo ricoltivare i nostri vecchi desideri… Non i desideri di soldi e successo che ci hanno instillato crescendo… Del bambino che eravamo a noi adulti ci resta ben poco… E quando anche ci resta qualcosa arriva sempre lo sveltone di turno, il vecchione nell’animo, che ci etichetta come immaturi, come viziati, quando in realtà quello che non ha capito nulla della vita è solamente lui…
Io la penso così, correggetemi se sbaglio, ditemi la vostra… Kiss 😉