Giorgio e la vittoria su omofobia e autolesionismo

Come si vincono battaglie dure contro omofobia, depressione, auolesionismo e solitudine? Ce lo racconta Giorgio, un adolescente. E’ con vivo amore e apprezzamento che ospito questa intervista a un ragazzo speciale che ho conosciuto sul web in modo casuale, finendo nel suo blog così ben scritto, ma sono certa che non ci sono finita per caso, dato che non credo nel caso… Anzi, credo che dovessi davvero conscere Giorgio, per narrare la sua storia, e farla arrivare lontano.

Questa è la storia di un adolescente comune, che potrebbe pure essere mio figlio, o il tuo, una storia che commuove e insegna. Dall’alto dei suoi 16 anni Giorgio ha tantissimo da dire, dico dall’alto perch’è quando lo si legge, Giorgio sembra parlare come un saggio vetusto, una persona navigata che ha già imparato tanto dalla vita. Sì, perchè chi ha sofferto tanto, ha sempre tanto da insegnare. La storia di Giorgio ci ricorda che il bullismo oggi è un problema serio, che va combattuto con tutte le nostre forze, sia da noi genitori, sia dalle istituzioni, sia, speriamo, dagli altri giovani, che siano vittime o astanti. La storia di Giorgio è una storia di rivalsa, di speranza e di coraggio, perchè Giorgio è stato in grado di chiedere aiuto, di uscire dalla spirale di disperazione, autolesionismo e depressione, per ritrovare la luce.

I ragazzi devono, e possono, imparare a difendersi, come insegna la storia di Giorgio, che ha saputo farsi forza in un mondo ostile, e trovare un modo per rifuggire dalle angherie. Giorgio è anche un valoroso combattente, non solo di fronte alla depressione, ma anche di fronte all’omofobia, un altro problema molto comune oggi. Con questa intervista spero non solo che tanti giovani possano ispirarsi a Giorgio nel trovare una via d’uscita dalla tristezza e dal senso di solitudine che deriva dall’essere diversi, ma anche che trovino il coraggio di chiedere aiuto a chi di dovere, a chi dovrebbe saperli proteggere. Giorgio è solo uno dei tanti esempi che insegnano quanto l’interesse e l’amore sincero delle persone amiche, possano salvare qualcuno dalla disperazione. Il mio appello è che questo amore e questa solidarietò possa allargarsi ed espandersi, che l’urlo di queste persone non resti inascolato. E che anche grazie a stopdepressione.it possa crearsi una community di persone capaci di aiutarsi e confrontarsi, perchè anche solo parlare di un male simile, e avere qualcuno che ascolta, aiuta a superarlo. Eccovi Giorgio, eccovi la sua intervista.

Ciao Giorgio, parlaci un po di te, chi sei, cosa ami, cosa detesti di più? Che scuola fai, come ti trovi li?

Ciao! Mi chiamo Giorgio, ho 16 anni (17 a ottobre, ma non invecchiatemi…) e frequento un ITIS nel corso di Biotecnologie Ambientali a Moncalieri. Mi ci trovo piuttosto bene e, seppur io abbia sicuramente avuto dei problemi e continui ad averli con alcuni individui (specialmente il Preside di cui non condivido minimamente posizioni ed ideologie amministrative), non considero grave la situazione in cui mi trovo e saprei a chi appellarmi in caso si verificassero episodi poco gradevoli.

Ci sono molte poche cose che amo e quelle poche che esistono sono molto atipiche… diciamo che in linea di massima mi piace scrivere (seppur io non ne abbia quasi mai il tempo o la voglia) e mi piace essere di qualche aiuto alle persone, alla comunità o ad una iniziativa che sostengo moralmente (ad esempio la lotta ai diritti LGBT).
Per quanto riguarda le cose che odio, cito in primis: il fumo, la chiusura mentale, la voluta antipatia verso gli altri per “farsi fighi”, la poca considerazione dei sentimenti altrui e, infine, ogni tipo di sport – specialmente il calcio.

Cos’è, se c’è stato, ad avere scatenato la situazione depressiva nella tua vita? E se non c’è una causa precisa, raccontaci comunque come ti sentivi/senti.

A 11 anni mi sono innamorato di un mio compagno di classe. O meglio, non direi innamorato perché ritengo che sia un termine che comprende l’essere attratto anche dal carattere e dalla persona a livello “interiore”, mentre avevo solo capito che mi piaceva esteticamente, ma va bene così.

In sintesi, avevo capito di essere gay. O meglio, avevo capito di non essere etero.

In quel periodo, ho fatto un corso di educazione sessuale a scuola dove si sono trattati anche i vari possibili orientamenti sessuali e, fra questi, c’era ovviamente l’omosessualità.

Nel momento in cui è venuto fuori l’argomento, tutti mi fissavano. Per me, senza motivo. Sapevo di esserlo, sapevo di far parte di quella “categoria”… sapevo che avevano ragione, che stavano guardando la persona giusta. Ma non mi piaceva essere giudicato e non mi piaceva pensare ad una vita ancora più difficile di quella che stavo vivendo.

Perché diciamolo: le medie sono un periodo di merda. Ci sono i ragazzini che vogliono rimanere nell’infanzia per non avere doveri, ma che vogliono volare all’età adulta per essere considerati maturi. E’ pieno. E sono quel genere di persone che a volte sfora troppo in una delle due direzioni e comprende male il significato di “adulto”, mischiandolo con un senso di ingiustizia e di discriminazione nei confronti del tuo compagno di classe timido che negli intervalli non fa il figo e non fuma.

Ho sempre sofferto molto bullismo psicologico, sotto questo punto di vista. Non mi sono mai sentito parte della mia classe alle medie e non ho mai ritenuto di aver ricevuto alcun aiuto esterno.

Nel mentre, avevo in casa una situazione a dir poco triste, ove mia madre stava morendo a causa di due tumori al cervello.

Insomma, le mie medie hanno fatto veramente schifo.

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Poi, iniziano le superiori. Conosco una persona online nei commenti, mi sembra aperta, e dopo due ore mi dichiaro a lui come “bisex”. Gli dico che mi farebbe schifo essere gay, che non lo accetterei mai e che se lo fossi rinnegherei me stesso.

Mi sono fatto cullare per giorni, fino a quando non mi ha fatto capire che non c’era nulla di sbagliato in me. Da lì ho iniziato a frequentare Arcigay.

Tuttavia, di certo non è stato facile neanche dopo quella dichiarazione. Non tanto per l’omosessualità, quanto per l’importanza che io do all’amicizia e all’affetto, cosa che nella società in cui viviamo non è poi così apprezzato né supportato. Ed è un vero dilemma, dato che l’essere umano adora l’affetto.

Just for saying, ieri ho abbracciato un ragazzo e mi ha detto “Era da anni che non mi abbracciavano… è stato bello…”. Tanto per ricordare in che stato trattiamo le persone a volte.

Comunque, per me l’amicizia è sempre stata un tassello fondamentale e questo mi ha distrutto moralmente tante volte.

Anche per omofobia, chiaro. Tante sono state le frasi “allontanatevi dal frocio”, oppure le discriminazioni (anche da parte di insegnanti) e il sentirsi discriminati dallo stato Italiano. Oppure dal sentirsi inutili, indifesi, inermi e in pericolo.

Sono tutte sensazioni che, conglomerate ad una situazione familiare non così favorevole, mi hanno portato ad essere sempre più triste e, col tempo, a deprimermi ed avere quindi bisogno di una psicoterapia.

In Italia nelle scuole si vive molto il contrasto coi bulli e con tutti coloro che non sopportano il nostro modo di essere, o il fatto che apparteniamo a una minoranza. Come hai vissuto questa situazione? Cosa hai dovuto subire? Come ti sei protetto dagli attacchi?

Nelle scuola il bullismo è un problema che la gente sottovaluta sempre. Più che altro perché per molti il bullismo è il pugno in faccia.

Per coloro che lo pensano: anni fa avrei voluto tanto un pugno in faccia piuttosto che passare quello che ho dovuto passare. Lo avrei amato. Livido e via. I lividi mentali vanno via un po’ più duramente.

Ho vissuto la situazione in modo molto difficoltoso fino alle superiori, fino a quando non ho deciso di dichiararmi e uscire allo scoperto per chi ero. Quando l’ho fatto, oltre agli sguardi di schifo, ho finalmente capito chi era davvero a fianco a me. A fianco del VERO me.

Da quel momento, e dal momento in cui il bullismo può essere per lo meno segnalato ai giornali, ho iniziato a non temere più i bulli. La mia risposta universale è “Guarda: se qualcuno mi picchia… o mi uccide, e non gli conviene, o non mi uccide, e gli conviene ancora meno”.

Ricordo un episodio in cui un ragazzo disse di voler uccidere tutti i gay perché volevano distruggere il Mondo. Me compreso, ovviamente.

Appena lo ha detto, un mio amico si è avvicinato e mi ha detto “Ti accompagno a casa, almeno se ti picchia davvero hai un braccio in più”.

Come hai superato quel momento difficile di depressione?

E’ difficile ammettere di aver superato totalmente un momento di depressione. Infatti, non lo sto ammettendo minimamente. Ogni tanto i pensieri tornano, le esperienze anche e, soprattutto, il carattere difensivo che devi attuare da depresso.

Quello lo odio. E torna troppo.
Però, devo dire che sono migliorato tantissimo.

Devo dire che far parte di un gruppo mi ha aiutato a capire che non sono l’unica persona al Mondo che è stata male per i motivi prima citati. Mi ha aiutato a capirmi meglio, a esplorarmi e a esplorare il Mondo. Mi ha aiutato a comprendere che le persone non sono tutte uguali, che ci sono dei bellissimi fiori e delle puzzolentissime merde – ma mica dobbiamo stare simpatici a tutti. Meglio i fiori!

Inoltre, frequentando altre persone, ne ho conosciute di davvero meravigliose. Ho anche creato la “categoria” dei bro, persone che considero come fratelli e, come tali, non possono perdere questo attributo. Sono quattro. E sono persone che mi hanno profondamente cambiato la vita (uno è quello a cui ho fatto coming out per la prima volta) e che, certe volte, continuano a farlo giorno per giorno.

Sono uscito dalla depressione quando mi sono appoggiato al coraggio delle persone, quando mi sono fidato di loro, quando ho aperto una parte di me stesso e ho smesso di rinchiudere tutto in un forziere inespugnabile. Sono uscito da tutta la tristezza che mi pervadeva quando ho capito che quel forziere era un misto di esperienze passate che mi impedivano di andare avanti. Me lo stavo trascinando dietro, e qualche persona in più che mi aiutava a trascinarlo non la volevo… avrebbe scoperto il mio segreto.

Ma è quando capisci che quel segreto fa parte di te, che renderlo noto agli altri non è un dramma e che chi ti accetterà ti capirà davvero che tutto migliora. E’ in quel momento che torni ad avere fiducia negli altri, nel cambiamento e nella tua volontà di stare meglio con te stesso e con gli altri.

Il momento in cui il velo di depressione se ne va è lo stesso in cui ti attivi per volerti bene, per perdonarti, per aiutarti. E se non ce la fai chiedi aiuto, perché non c’è niente di male, e sei felice di chiederlo. [cjtoolbox name=’Adsense Google Responsive’ ] [/cjtoolbox] Finisce quando i tuoi problemi non sono più rinchiusi ma escono fuori. Quando comprendi che tutto ciò che prima ti ha distrutto può diventare un ricordo con cui convivere, non una croce da portarsi dietro. Quando comprendi che la vita è piena di imperfezioni ma che per questo è adorabile e vale la pena di continuare. Sempre.

Finisce tutto quando tu ammetti a te stesso che hai dei punti deboli. Che sei scalfibile. Che a volte tutto ciò di cui avresti bisogno è un caloroso abbraccio. Che a volte un “ti voglio bene” ti potrebbe salvare da un taglio in più, oppure da un tentato suicidio. Che a volte, tutto ciò che conta, è sapere che se ti fai del male a qualcuno importa.

E quando avrai capito che importa a qualcuno, se non ci eri arrivato prima da solo, importerà anche a te. E, a quel punto, ti sentirai benissimo. Capirai di aver combattuto e… di aver vinto.

Capirai che è stato un incubo, ma capirai anche che come tutti gli incubi… finirà con un risveglio.

Come sei finito per causarti lesioni? E come hai vinto la tendenza ad autolesionarti?

Quando la rabbia diventa troppa e quando il pianto diventa una vergogna, inizi a trovare altre alternative per sfogarti. Per essere più triste anche fisicamente.

La mia strada (da non prendere MAI) è stata l’autolesionsimo. E, con grande tristezza, non riesco ancora a togliermi dalla mente che, nei momenti di tristezza, una lametta mi aiuterebbe a stare meglio. Che è una cazzata, ovvio, ma purtroppo quel ricordo della sensazione di dolore mentale che diventava fisica non riesco ancora a scordarla.

Sono finito a farmi qualcosa come 100 tagli sulle gambe, alcuni molto profondi, a metterci delle sostanze sopra (vedi a studiare chimica…) e a picchiarmi a ritmo di musica. Dopo, non riuscivo più a camminare e sono arrivato in cucina per bere piangendo a dirotto perché non riuscivo a muovermi. E più non riuscivo a muovermi, più continuavo a picchiarmi.

In quel momento, ho capito che la cosa mi era sfuggita di mano e che dovevo fare qualcosa. SUBITO.

Allora ho iniziato a parlare, a confrontarmi con amici e a tentare di farmi capire dal Mondo esterno. In fondo, in parte ci sono riuscito e sono riuscito a comprendere che un abbraccio da una persona che te lo da perché ti vuole veramente bene vale più di ogni altra cosa.

Che consigli ti senti di dare a chi ha vissuto situazioni simili alle tue, giovane o meno giovane?

Guarda, lo dirò in modo piuttosto schematico perché penso siano consigli generici che valgono in ogni occasioni:

  • NON sottovalutare le tue emozioni
  • PARLA, non rinchiuderti mai in te stesso
  • FIDATI dei tuoi amici, se non ne hai fattene di nuovi
  • NON sono tutti merde
  • Non tutti ti odiano
  • Esistono persone che ti vogliono bene
  • Scrivi la tua sofferenza, e aiutati da solo se nessuno è disponibile. Imparare a stare bene con se stessi è importante.
  • Non farti schifo. Non lo meriti.
  • Non provocarti lesioni. Non serve a niente, ti dà un piacere momentaneo fine a se stesso. E le cose fine a se stesse non risolvono nulla.

Ci sono delle letture o delle massime che sono per te di conforto?

Non particolarmente. Ho preferito fare discussioni dirette. Ma spero che questo blog possa diventare una lettura utile di interviste per le persone che sentono di essere sole al Mondo.

Spero possano comprendere che non sono le uniche e non saranno le uniche che hanno subito ciò. Che hanno dovuto avere a che fare con questa brutta bestia che è la depressione.

Ci sono persone che possono capirle. E questo blog sperò lo farà intendere.

Il fatto di scrivere per vari siti o per il tuo stesso blog, ti ha aiutato a superare la depressione? Consiglieresti di iniziare uno blog o un diario a chi soffre di depressione?

Mi ha aiutato tantissimo.

Nel mio periodo depressivo ho scritto tanti racconti e anche dei libri. Non troppo tristi, avevano anche una morale finale ed un senso di esistere.

Mi liberava dai pensieri più negativi e mi lasciava un ricordo per il me del futuro, come sono ora.

Rileggere quei racconti mi è davvero utile per vedere tutti i miglioramenti che ho fatto, le sfide che ho superato, le scelte giuste che ho preso e i pericoli che ho evitato.

Mi aiuta a ripercorre ciò che ho vissuto e come l’ho superato, di modo da sapere come fare se dovesse accadere di nuovo. Perché diciamolo: la vita è una corsa a ostacoli. Bisogna imparare a scavalcarli il più velocemente possibile.

Sono sicuro che ci sia una pace interiore da raggiungere. Niente di religioso o altro, ma semplicemente un comprendersi e comprendere le proprie azioni. E, anche, saper capire quali persone ci meritano e quali, magari, non sono proprio fatte per noi.

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E’ necessario scrivere per confrontarsi con il nostro IO interiore e capire meglio perché ci troviamo in certe situazioni. E può anche essere uno sfogo da inviare agli amici più cari.

A riguardo: scrivi lettere. Tante lettere. Per fargli capire come stai e cosa provi. Se stanno male, te lo diranno. Tu sfogati, digli tutto, non tenerti niente da risolvere da solo. Quando sei depresso, non ce la farai a risolvere niente da solo. Se è la prima volta che ti trovi in questa situazione.

FATTI AIUTARE. Ci sono persone là fuori che sono meno peggio di ciò che credi, e tutto ciò che dicono non sono solo un insieme di puttanate.

Vi consiglio quindi scrivere: pubblicamente o meno sta a voi scegliere.

Io ora ho un blog, che non cito per cambiare argomento e per non sforare dagli argomenti di cui il blog tratta (inoltre, questa recensione è troppo personale per metterci nome e cognome sopra. Lascerò solo il nome e, se vorrete parlarmi, potrete chiedere alla amministratrice la mia mail e ci possiamo tranquillamente confrontare!!)

C’è stato una persona, genitore/parente/amico/amica, che ti è stata particolarmente vicino nel momento depressivo e che vuoi ringraziare? O un’associazione o gruppo di sostegno che puoi consigliare ai lettori come supporto?

Sicuramente, per me Arcigay è stata fondamentale.

Insieme ad amici e gruppi online. Non ringrazierò nessuno in particolare, ma ricordate di vedere se ci sono gruppi di sostegno o gruppi di argomenti per cui volete lottare intorno a voi 🙂

Ora che stai meglio che aspirazioni hai per il futuro? Cosa che aiuta ad andare avanti e a prevenire nuovamente la depressione?

In realtà, sono ricaduto in quella fase più e più volte. Ma appunto, avendo i vecchi scritti e ricordando i vecchi vissuti, qualche pensiero e qualche aiuto dall’esterno e mi passa il periodo triste.

Il mio più grande obiettivo è stato e sarà sempre il garantire a tutti eguali diritti. Lottare per questo, voler vincere per questo, per permettere a tutti di amare indistintamente e di essere come si è. Questo non cambierà e non è cambiato neanche nella mia fase depressiva.

Ora, vi saluto e ribadisco che per contattarmi potete chiedere la mia mail alla admin. Vi auguro una buona giornata!

Giorgio

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